I distretti regionali sono funzionali a una politica di sviluppo dei comparti high technology?
La recente nomina del Prof. Marcello Onofri alla presidenza del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale pone una riflessione sulle recenti politiche pubbliche verso un comparto industriale ormai strategico per l’economia del Paese, e apre la discussione sulla riforma del modello dei distretti regionali, il ruolo del CTNA e la nuova governance dell’aerospazio.
La lunga stagione di crescita dell’industria aerospaziale e la crisi che si è abbattuta su molti altri settori dell’economia nazionale, sono state le motivazioni principali del proliferare in questi anni in molte regioni del Paese di distretti aerospaziali/ aeronautici regionali o territoriali, industriali e tecnologici. Questa costellazione di soggetti opera al fine di sostenere, coordinare e promuovere le imprese nell’accesso alle risorse pubbliche, sia esse nazionali, regionali o europee. In alcuni casi i distretti direttamente, o gli enti che li hanno promossi, si sono proposti quali strumenti di promozione delle aziende. Le istituzioni locali, in alcuni casi, sono state ben disposte a delegare a questi soggetti, a volte nemmeno legittimati da precise leggi regionali, l’orientamento istituzionale delle politiche industriali del settore e il rapporto con i player nazionali. In diverse occasioni i distretti sono stati utili contenitori attraverso i quali le imprese hanno potuto accedere ai fondi nazionali e comunitari per la ricerca e l’innovazione.
La prima domanda è se questa configurazione è ancora proponibile com’è, valutando i risultati conseguiti e considerando che l’Europa ha definito modelli diversi d’accesso ai finanziamenti comunitari.
L’altro quesito è se il sistema dei distretti regionali nel comparto dell’aerospazio ha un senso, visto le caratteristiche sovranazionali del mercato.
Infine, concentrare sui distretti le attese e le prerogative di crescita delle filiere, ha favorito o frenato il consolidarsi di una strategia industriale nazionale la cui assenza in questi anni ha indebolito l’intero comparto.
Recentemente a Napoli Mauro Moretti, Ad di Leonardo, ha sostenuto che il player nazionale guarda ad altri interlocutori, non serve più alla grande impresa questa moltitudine di soggetti intermedi perché la ripresa dell’industrializzazione dell’economia richiede un approccio che si misuri con la rivoluzione che il sistema industriale planetario ha vissuto negli ultimi anni. Questo è vero a maggior ragione nel Mezzogiorno, dove la crisi ha inciso profondamente sui vecchi modelli d’impresa e dove quegli aspetti di politica industriale affidati alle regioni hanno prodotto il maggior danno. E aggiungiamo noi, ora che la riforma del Titolo V della Costituzione ha significativamente ridimensionato le competenze degli enti Regione nella politica industriale e nella gestione quindi delle risorse europee.
E’ opinione condivisa che l’assenza di una visione nazionale del sistema aerospaziale ha prodotto in questi anni una debolezza delle imprese in particolare nell’interlocuzione con il sistema comunitario. Il nostro Paese per anni ha continuato a versare in Europa per la ricerca contributi superiori a quelli che è riuscito a drenare con i progetti presentati dalle imprese italiane. Questo a maggior ragione per la ricerca nell’aerospazio, dove invece francesi e tedeschi e anche i polacchi hanno recuperato molte più finanziamenti di quante risorse hanno versato alla Comunità, sostenendo lo sviluppo delle imprese e l’occupazione con i finanziamenti dell’Europa.
In questi paesi per vincere gare su singoli temi o progetti non si sono costituiti enti o istituti più o meno pubblici con advisor, esperti e consigli di amministrazione. In Europa si è costruito sui progetti industriali dei cluster, aggregazioni di soggetti con ruoli differenti, sinergici e intercambiabili. Una scelta che si è dimostrata efficace perché potenziava la credibilità e la fattibilità dei progetti con i quali si concorreva ai finanziamento comunitari. Il modello risultato vincente in sede comunitaria è quello nel quale le grandi imprese coordinano e garantiscono il contenuto dei temi di maggior interesse internazionale e la produzione di larga scala; le aziende di più ridotte dimensioni forniscono le produzioni di nicchia, con componentistica ben integrata nei prodotti della filiera; e la ricerca fornisce nei tempi necessari e utili le basi della conoscenza per la realizzazione delle tecnologie abilitanti.
Nel 2009 la Regione Campania con la partecipazione alla fondazione del Cluster Europeo EACP si era mossa nella direzione giusta guardando ai modelli innovativi che nascevano in Europa e puntando a promuovere aggregazioni industriali di carattere sovranazionale. Salvo poi a non dare alcun seguito a quell’intuizione e ritornare alla vecchia logica degli strumenti di sostegno che non privilegiavano i contenuti dei progetti industriali, con il risultato che le risorse per la ricerca, l’innovazione e la formazione non hanno prodotto in Campania l’attività d’impresa attesa e quindi sviluppo.
Una risposta dal Governo a una situazione paradossale che vedeva le risorse italiane sostenere anche la ricerca dei paesi europei ritenuti “virtuosi”, non poteva ancora ritardare.
Il governo dopo il finanziamento dei programmi spaziali nei quali il nostro paese si era impegnate nelle ministeriali europee, ha aumentato in modo consistente le risorse per i programmi dell’ ESA e in questi mesi ha lavorato per una proposta di governance che consentisse di superare la debolezza del sistema Italia e rafforzasse l’azione delle imprese in Europa.
E’ quindi maturata da parte dell’esecutivo la decisione di riportare le politiche industriali spaziali a una Cabina di regia presso la presidenza del Consiglio e quella di costituire presso il MIUR undici aggregati nazionali in differenti settori strategici per la crescita tecnologica degli apparati produttivi.
Si apre un capitolo nuovo, saranno quindi i Cluster del MIUR che opereranno per la realizzazione degli obiettivi contenuti nel PNR 2015-2020 e le attività saranno coordinate da un tavolo presieduto dal ministro stesso, questo pone la necessità di ripensare ai distretti industriali e tecnologi regionali, limitarne l’azione a quella di supporto all’internazionalizzazione e alle azioni marketing di sistema, non c’è alcuna ragione per tenerli in piedi cosi come oggi sono.
Il nuovo presidente del CTNA, il prof. Marcello Onofri, con un lungo intervento che potremmo definire programmatico, sostiene che intende fare la sua parte ed espone la sua ricetta, sostanzialmente Onofrio propone il Cluster nazionale come soggetto di raccordo tra le politiche nazionali e le iniziative delle Regioni.
Il Cluster deve “aggregare le realtà regionali” sostiene Onofri, “Il CTNA già opera in collaborazione con gli altri enti istituzionali per selezionare i temi che saranno oggetto dei bandi ministeriali e regionali, e nei mesi scorsi è stato possibile elaborare un programma di Space economy, basato su progetti elaborati con la Cabina di regia dello spazio, con il MISE, l`Agenzia per la coesione, l’ASI e con le Regioni”. Allo stesso tempo, “iniziative con la medesima metodologia sono state avviate da MIUR e ASI con interventi per sostenere attività nel settore aeronautico dove si stanno preparando azioni coordinate per la partecipazione alle prossime call di Horizon 2020”.
Il Cluster, sostiene Onofrio, ha deciso di avviare gruppi di lavoro, in particolare nel settore spazio, dove la decisione di prevedere un lancio di Cosmo-SkyMed con il Vega rappresenta il paradigma della vocazione italiana a garantirsi l’accesso alle orbite basse con satelliti per osservazione della Terra, monitoraggio ambientale e telecomunicazioni. Ne deriva quindi una forte attenzione a supportare l`evoluzione futura del Vega anche con propellenti LOX Metano per il suo upper stage, a costruire mini satelliti adatti a questo scopo e relative costellazioni, a dare sviluppo al mercato delle Applicazioni satellitari e alle infrastrutture per la gestione di Big data.
Nel settore aeronautico, pensiamo che il Prof. Onofri debba maturare una posizione più articolata, per ora ritiene che “ lo sviluppo dell’elicotteristica e delle capacità di guida automatica dei velivoli, hanno una forte attrattiva per la nostra industria, così come progetti come la decostruzione degli aerei a fine vita e le piattaforme stratosferiche di presidio regionale”.
Noi ci auguriamo che si prenda atto che il tempo non è una variabile indipendente, e come sostiene Moretti, non è nemmeno sicuro che ce sia ancora a disposizione.