Se un giornale cittadino esce con prima pagina la notizia che Leonardo-Finmeccanica lascia i siti campani, se si pubblicano formule e ipotesi di riassetto della proprietà e del controllo degli stabilimenti aeronautici regionali, il minimo che c’è d’aspettarsi è una smentita di Mauro Moretti con relativa denuncia e, come conseguenza, l’immediato riaccendersi della tensione tra i lavoratori di Pomigliano d’Arco e Nola.
Il Denaro ipotizza che sull’impianto di Pomigliano d’Arco ci sarebbe la concreta attenzione di Boeing e per Nola quella di Airbus. Ma, quella che riteniamo una vera bizzarria, è che ci sarebbe la possibilità che a Leonardo subentrerebbe una società con capitale misto pubblico-privato come il Dac. Questa soluzione che dovrebbe salvare i posti di lavoro prospettata dal giornale, più che disorientarci, francamente, se fosse vera, ci angoscia pensando al futuro delle migliaia di lavoratori e aziende del comparto aeronautico regionale.
Nell’articolo il Denaro sostiene che l’assessore alle Attività Produttive, Amedeo Lepore, al Salone internazionale di Farnborough avrebbe sostenuto che è allo studio dei vertici della Regione Campania la possibilità di finanziare lo sviluppo di un nuovo prodotto regionale. La soluzione della società mista quindi consentirebbe ai vertici della Regione di controllare e gestire direttamente i fondi comunitari. Se questa possibilità avesse conferme, ci auguriamo che almeno Lepore pensi a un programma industriale e non a ulteriori finanziamenti per progetti di ricerca per realizzare costosi prototipi di velivoli futuristici che creerebbero, nell’improbabile possibilità che fossero condivisi dalle aziende e dal mercato, opportunità per le imprese e posti di lavoro solo per lontane prossime generazioni di tecnici e imprenditori aeronautici.
Al Salone di Farnborough, durante i due incontri pubblici di Lepore, noi non abbiamo colto questa determinazione. L’assessore ha presentato le misure di finanziamenti alle imprese predisposti dalla Regione e, accompagnato sempre dal Prof. Luigi Carrino, ha motivato anche alla stampa specializzata, l’opzione strategica del governo campano per l’aerospazio. Per la verità come abbiamo riportato, con dichiarazioni anche abbastanza rilassate, come quella che abbiamo definito ‘ambiziosa’, di fare della Campania la prima regione italiana dell’aerospazio.
Dopo l’uscita del Denaro, la reazione dei sindacati è stata immediata e nelle aziende è stata diffusa una nota dove si rivendica il diritto dei lavoratori alla serenità e alle certezze sul futuro, e si richiama lo scenario sostanzialmente rassicurante della divisione Aerostrutture presentato dall’azienda nell’incontro di fine luglio.
Il giornale ha preso atto delle smentite dell’azienda e l’incidente potrebbe chiudersi qui, se non fosse che un altro giornale cittadino, appena la scorsa settimana, aveva ricevuto e pubblicato, non smentito, una lettera dell’ASI che chiede a Luigi Carrino presidente del Dac e del CIRA di prendere atto che è in conflitto d’interesse. Una situazione quella della doppia presidenza di Carrino, che perdura da almeno due anni, quindi è legittimo chiedersi perché ricordarsene solo ora e quali sono i motivi per cui si chiede la sua uscita di scena dal CIRA?
Quale equilibrio si è rotto in Campania tra i personaggi protagonisti della gestione del comparto aeronautico campano, perché il malessere e gli scontri di potere non emergono alla luce del sole? I veleni fanno solo danno, e il costo lo paga il territorio, le imprese aeronautiche e le migliaia di lavoratori.