Per la compagnia aerea difficile centrare il pareggio nel 2017.
Alitalia non pare superare le difficoltà e difficilmente raggiungerà a fine 2017 il pareggio operativo previsto dal piano industriale condiviso con Etihad, la compagnia di Abu Dhabi che due anni fa salvò l’aerolinea italiana. L’aerolinea italiana presieduta da Luca di Montezemolo perderebbe 500mila euro al giorno e nel 2015 ha dichiarato una perdita di 199,1 milioni e secondo il piano il 2016 dovrebbe chiudere con un rosso di 44 milioni.
Le cose non vanno meglio per Air Berlin di cui Etihad ha il 29%, l’operatore tedesco perde 1,2 miliardi e si prevede che sarà conferita in una newco aperta al big del turismo Tui, mentre parte consistente della flotta di 40 aerei è stata affittata a Lufthansa.
Il numero uno della compagnia dell’emirato, James Hogan, ha creato in Europa una rete di partecipazioni di minoranza di Etihad, oltre che in Alitalia e Air Berlin anche in Air Serbia e nella svizzera Darwin l’aerolinea che avrebbe acquisito i turboelica Q400 di Bombardier.
In novembre per Alitalia sarà approvato un aggiornamento del piano industriale, un aumento di capitale è escluso perché Cai, socio di maggioranza (controllato da Intesa Sanpaolo e Unicredit), sarebbe nell’impossibilità di attuarlo. La compagnia intende puntare sul lungo raggio, il più redditizio, aggiungendo agli attuali 24 aerei altri 20 wide body.
In una dura intervista rilasciato al Corriere della Sera nei giorni scorsi, Hogan non spiega come riuscirà a traghettare Alitalia oltre la crisi e accusa il governo di non aver rispettato i patti sottoscritti. Denuncia promesse mancate riguardanti Linate e investimenti a favore del turismo incoming, annuncia nuovi tagli al personale e invoca un freno alla concorrenza delle low cost.
Quanto a Linate, il governo ha modificato con decreto le regole dell’aeroporto, aprendolo anche a città europee non capitali. Questo ha permesso a Air Berlin di spostare da Malpensa a Linate i propri quattro collegamenti (di cui 2 già chiusi). Anche Alitalia ha trasferito i voli effettuati da Malpensa, ma senza riuscire a mantenere i precedenti 500mila passeggeri l’anno.
Oltre la vicenda Alitalia, in difficoltà sono anche gli altri investimenti dello sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan in Italia, dalla partecipazione di Abu Dhabi in Unicredit, dove gli arabi possiedono il 5% e Piaggio Aerospace che è controllata dagli arabi, ma attraversa una difficile crisi finanziaria e industriale.