Poca sostanza dall’incontro di Mauro Moretti con i sindacati, l’ad Finmeccanica ha rinviato a successivi confronti aziendali l’approfondimento sul futuro delle produzioni e le conseguenze sugli assett di Finmeccanica. La delicata congiuntura politica evidentemente non consente nemmeno a Moretti azzardi, segnali di ripresa dell’occupazione sembrano delinearsi, e nemmeno lui può sfuocare questo favorevole comodo bagliore.
I sindacati hanno ribadito la loro contrarietà alla cessione di AnsaldoBreda e la valenza strategica per il Paese delle produzioni e di segnalamento ferroviario.
Nell’incontro tra Finmeccanica e i sindacati nazionali non si è discusso di obiettivi produttivi, carichi di lavoro e di processi di efficientamento nelle aziende. I sindacati tuttavia hanno ribadito la decisione comune di contrastare eventuali decisioni non condivise del management sulle prospettive industriali e occupazionali e su cessioni o chiusure di siti industriali del gruppo Finmeccanica.
L’incontro è servito all’ing Mauro Moretti per esporre ai sindacalisti il modello d’azienda configurato nel piano industriale e illustrato alla City di Londra.
Moretti ha ripetuto anche ai sindacalisti che il piano “risente delle criticità determinate dalle passate gestioni” e “si pone l’obiettivo di risanare e rilanciare Finmeccanica attraverso: il recupero della marginalità, la capacità di generare cassa, l’ottimizzazione del portafoglio prodotti e la riduzione del debito”.
I sindacati ritengono che le modalità di attuazione del piano preannunciate dal gruppo determineranno sicuramente effetti sugli attuali assetti produttivi, occupazionali e territoriali per cui ritengono fondamentale la presenza del management di Finmeccanica ai tavoli aziendali, dal primo confronto relativo a AnsaldoBreda.
Il modello di divisionalizzazione, ha detto Moretti, si concluderà solo a fine 2015 e porterà a un’unica azienda dopo la presentazione dei bilanci delle singole società. Finmeccanica si propone di centralizzare tutte le funzioni di gestione del gruppo e di mantenere solo le produzioni ad alto valore aggiunto e le attività ritenute strategiche, “a partire dall’ingegneria che sarà riorganizzata in strategica, che sarà gestita dal top management, e quella applicativa che sarà vicina ai luoghi di produzione”.
Diversa attenzione dal passato Finmeccanica ha deciso verso le attività di esternalizzazione, sia per garantire il controllo di quelle produzioni ritenute strategiche che per quelle a più basso valore aggiunto che saranno profondamente riviste sia in termini di verifica qualità che dei costi.
Anche per l’area commerciale Moretti pensa a una centralizzazione e razionalizzazione del portafoglio prodotti per superare gestioni sovrapposte dei clienti.
Il sindacato, condivide le forme di riorganizzazione e il taglio su sprechi e inefficienze, purché siano tutelate le risorse umane, le professionalità e il futuro industriale delle aziende del settore e delle aree deboli del Paese.
Tanto più che considerando i fondi pubblici, comunitari e delle regioni meridionali, che sono stati spesi in questi mesi, c’è d’augurarsi che Finmeccanica non si proponga di tagliare, dopo Casoria, altri stabilimenti a Napoli e nel Mezzogiorno.