La Polonia e i fondi europei per lo sviluppo del comparto aerospaziale

La storia di Rzeszów, in Polonia, dimostra come una buona governance possa garantire lo sviluppo reale e duraturo di un territorio.

10 settembre 2015

Rzeszow

“Ci sono 1 miliardo e 806 milioni ancora da spendere e certificare, restituirli all’Europa sarebbe un delitto”. E’ Vincenzo De Luca, il presidente della Regione Campania, a snocciolare i numeri relativi ai fondi europei che andranno persi a fine anno se non si riuscirà a certificare le opere per cui sono stati utilizzati.

La gestione dei fondi comunitari è stata in questi anni la rappresentazione più evidente del fallimento della classe dirigente locale che nel contesto d’inefficienza della pubblica amministrazione ha dato il peggio di sé. Eppure, ci sono stati altri Paesi europei, in contesti di partenza anche più arretrati delle nostre regioni del Mezzogiorno, che in questi ultimi quindici anni hanno saputo utilizzare queste risorse, non solo per realizzare infrastrutture, ma anche per attuare programmi a supporto dello sviluppo di comparti industriali come quello aeronautico che da molti anni registra dati positivi per le industrie del settore.

Questo è quello che è successo in Polonia, in particolare nell’area di Rzeszów, una cittadina di meno di duecentomila abitanti, capoluogo della Subcarpazia, la più meridionale delle regioni polacche. In un contesto di pesante deindustrializzazione e partendo da un cimitero di fabbriche di aerei che in passato fornivano l’Unione Sovietica, una governance pubblica adeguata è riuscita a trovare la strada dello sviluppo industriale.

Dopo gli anni del lungo declino con la chiusura di aziende improduttive e la conseguente perdita di lavoro e di occupati, le imprese del cluster aeronautico sono ritornate a crescere e oggi rappresentano il volano economico per l’intero territorio. In quindici anni la classe politica a Rzeszów ha promosso un programma di rinascita fenomenale, sfruttando ogni centesimo messo a disposizione dall’Unione Europea (la Polonia è entrata nella UE nel 2004: nel settennio 2007-2013 ha ricevuto e investito 67,3 miliardi di euro, diventando il maggiore fruitore di fondi dell’Unione). Grandi gruppi aeronautici, inclusi Avio e AgustaWestland, attratte dalle condizioni logistiche e dall’impianto di supporto agli investimenti messo a punto dalle autorità nazionali e regionali, hanno realizzato nuove fabbriche e il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5 per cento. «Eravamo partiti con 15 aziende e ora siamo oltre le 150», commenta Andrei Ripka, portavoce dell’Aviation Valley, il cluster regionale del comparto aeronautico a cui aderiscono una settantina di partners tra i quali Boeing, BAE Systems, Honeywell. Oggi l’area industriale di Rzeszów è un primario centro industriale aeronautico europeo, con una filera qualificata dell’indotto e con la presenza di grandi gruppi del calibro della canadese Pratt&Witney, della francese Safran, Avio e AgustaWestland. E’ il 75enne sindaco Tadeusz Ferenc, ex dirigente comunista, a ribadire che la Subcarpazia ha scommesso sull’industria aeronautica e sul trasporto aereo, investendo anche sullo scalo aeroportuale oggi utilizzato la Lufthansa e dai colossi low-cost.

«Quando nel 2003 – continua l’anziano sindaco – la tedesca MTU decise di produrre motori per aerei nel nostro territorio ci imponemmo di non lasciarla più andare via. Così aprimmo una “zona economica speciale”, a tassazione ridotta, e decidemmo di investire in tutto ciò che avrebbe reso più confortevole la vita dei nuovi arrivati: migliorammo le scuole, potenziammo il turismo, inaugurammo stadi e luoghi di ricreazione. Quando arrivò l’americana Heli-one per aprire una fabbrica le chiedemmo di che tipo di personale aveva bisogno e potenziammo la nostra Università di ingegneria aeronautica». Oggi la città ha il numero degli studenti per abitante più alto dell’intera Unione Europea, e mantiene elevatissima la capacità di spesa dei fondi comunitari attraverso una struttura amministrativa con una dirigente responsabile e 30 persone formate dal governo centrale che si dedicano solo a seguire le pratiche di Bruxelles. «Grazie all’Europa il numero dei nostri investimenti è salito del 60 per cento dal 2004 al 2015», racconta Ferenc sorridendo: «La maggior parte sono stati in infrastrutture, ma non solo. Anche salute pubblica, cultura e turismo, al punto che in questi ultimi anni abbiamo attratto 35mila cittadini in più e siamo tra le città più ricche e vivibile della Polonia».