Il capo della Divisione, Giancarlo Schisano, ha confermato che l’azienda ha retto positivamente all’impatto iniziale del coronavirus, anche se soltanto in autunno sarà possibile capire se il calo dei carichi di lavoro registrato a causa della pandemia non proseguirà con ulteriori riduzioni delle attività.
Il manager di Leonardo ha confermato che non sono in discussione “gli investimenti previsti nel biennio di 200 milioni” di fondi pubblici e aziendali, e infine che procede positivamente il piano di riorganizzazione dei siti produttivi.
L’azienda per la diminuzione di commesse ha deciso che oltre alle chiusure da calendario già programmate intende fermare per 21 giorni gli stabilimenti di Pomigliano D’Arco, Foggia e Nola e 31 quello di Grottaglie.
Sostanzialmente sono questi gli aspetti emersi dall’incontro di ieri dei sindacati nazionali con la Corporate del gruppo e il management della Divisione Aerostrutture di Leonardo.
I sindacati hanno confermato la disponibilità a proseguire la collaborazione nel piano di riorganizzazione dei siti che, avrebbe affermato Schisano, “ha fatto registrare un significativo recupero di efficienza e produttività” e registrare risparmi per oltre 20 milioni annui con il coinvolgimento di circa 400 lavoratori.
L’azienda, sostengono i dirigenti del sindacato, considera le produzioni degli stabilimenti del Sud che lavorano per le “ aerostrutture come un’opportunità di sviluppo e di crescita del business in sinergia con le altre divisioni”, per cui conferma l’impegno nel “proseguire i progetti di Ricerca e Sviluppo di nuovi materiali per la costruzione di velivoli “, “condizione necessaria per soddisfare le richieste degli attuali e di nuovi clienti” e “per l’apertura di nuovi mercati (Unmanned, urban mobility e ambienti estremi, spazio e supersonico civile)”.
In sostanza le attività della Divisione Aerostrutture ripartono, però l’azienda è costretta a ridurre la produzione negli stabilimenti del Mezzogiorno dove sono concentrate le produzioni per Boeing, Airbus e ATR.
Leonardo, nel corso dell’incontro – sostengono i sindacati – ha dichiarato che gli attuali scarichi di lavoro, quantificati in 868.000 ore complessive pari al 24% nella Divisione, proseguirà anche nel 2021, e solo dopo settembre si potrà capire se le dissaturazioni rimarranno le stesse per l’anno successivo. Quindi la fine del 2020 e il 2021 sarà il periodo più critico per l’intera Divisione Aerostrutture.
Dall’ermetico linguaggio sindacale viene fuori che la crisi del settore, oltre a coinvolgere gli stabilimenti di Leonardo, ricadrà pesantemente sulle aziende di fornitura dell’indotto.
Una via d’uscita, al netto delle capacità dei sindacalisti e del management di Leonardo, bisognerà pur trovarla, perché lo scenario con cui fare i conti è quello che prima del Covid-19, il comparto aeronautico nazionale aveva ordini e volumi per i prossimi 10 anni, il mercato e le politiche di sostegno lo consentivano, e molte PMI sono cresciute e hanno investito anche molto denaro pubblico, in una condizione che è profondamente mutata.
Il rischio è quello di licenziamenti di massa moralmente inaccettabili per l’opinione pubblica, per le Regioni del Mezzogiorno e per lo Stato che non possono permettersi di perdere competenze e gli asset che hanno finanziato in un settore strategico per il futuro dell’economia dell’intero Paese.