Il fondo sovrano degli Emirati Arabi Mubadala, proprietario della storica azienda di costruzioni aeronautiche italiana, autorizza i manager a procedere con la liquidazione del gruppo. Il Governo convoca le parti.
Il destino del gruppo sembra segnato se dal governo italiano non arrivano decisioni concrete sulla commessa da 766 milioni, per la consegna all’Aeronautica Militare Italiana di 20 velivoli P.2 HH a pilotaggio remoto decisa dal precedente esecutivo.
Le vicende della crisi del gruppo genovese sono note, ma l’incontro al del prossimo 13 novembre tra azienda sindacati e governo sembra essere quello definitivo per il futuro di Piaggio Aerospace e dei suoi 1.200 dipendenti suddivisi tra Genova e Villanova d’Albenga.
Gli arabi di Mubadala hanno dato autorizzato i manager ad avviare la procedura di liquidazione e ormai il destino di Piaggio Aerospace è nelle mani del Ministero dello Sviluppo Economico a cui spetta sbloccare l’appalto militare dei velivoli militari. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha definito a più riprese strategico il sistema basato sul drone realizzato dall’azienda ligure, ma il relativo progetto, che rientra nei programmi triennali, è ancora in discussione alla Commissione Difesa e Attività produttive della Camera e dovrà poi passare a quella del Senato. Con tempi inevitabilmente lunghi rispetto alle esigenze industriali e dei ritorni attesi dal fondo Mubadala, che nel 2017 ha provveduto alla ricapitalizzazione di Piaggio Aerospace, garantendo liquidità per 255 milioni e portando a quasi un miliardo il valore dell’investimento.
La difficile situazione di Piaggio Aerospace preoccupa i lavoratori dell’azienda campana LaerH azienda del settore aerospace insediatasi ad Albenga quattro anni fa. Le rappresentanze sindacali “esprimono profonda preoccupazione per la situazione dell’azienda insediatasi nelle aree ex Fruttital in virtù dell’accordo di programma Piaggio del 2014, in base al quale lo stabilimento avrebbe dovuto occupare a regime oltre 200 lavoratori. A oggi sono 80 i lavoratori di cui oltre 20 con contratti di lavoro in scadenza a fine anno.